“VILLA OTTOBONI”, DI RUGGERO RUGGIERO

 

Ruggero Ruggiero “– Diario di un recupero”. Padova, Istituto Cortivo ed., 2004.

 

Pubblicata su “News Regione”, newsletter del Consigliere Regionale del veneto Iles Braghetto, n. 30 del 16-31 gennio 2005.

 

Chi si trovi ad attraversare il Cavalcavia di Via Montà, non può non ritrovarsi colpito dall’incredibile complesso monumentale che si osserva sulla destra, avendo la città alle spalle. Ne resta meravigliato soprattutto chi ricorda com’era il complesso prima dei lavori di restauro e ristrutturazione terminati circa un anno fa, e voluti dal titolare dell’IstitutoCortivo, Paolo Nalon, per fissare nella Villa la sede principale dell’Istituto stesso, conosciuto ormai in tutta Italia.

Ruggero Ruggiero è l’architetto che ha condotto i lavori di restauro, ridonando al complesso gli antichi splendori senza violenze volumetriche ed estetiche.

Di particolare interesse la ricostruzione della stalla bovini: ne rimanevano soltanto le fondazioni, qualche lacerto di muro, e una vecchia foto. Proprio dalla foto l’architetto ha saputo ricavare la forma, le proporzioni e le dimensioni dell’edificio per ricostruirne l’originaria architettura esterna, e trasformarne l’interno in quello che potrà essere destinato a diventare il più prestigioso Centro congressi padovano: 4 sale attrezzate di tutte le utility, un chilometro di distanza dalla tangenziale, il tutto in una cornice assolutamente originale, in quanto non si tratta del solito cinema, del solito ristorante, o della solita villa adibita (ma non ristrutturata) alla funzione congressuale. Si tratta piuttosto di un centro che unisce alle più attuali prestazioni tecnologiche congressuali, la propria identità culturale e territoriale.

Il complesso è stato intitolato al cardinale Pietro Vito Ottoboni in quanto fu sua proprietà dal 1672 sino alla sua morte, avvenuta nel 1691. Vi è da dire che l’Ottoboni divenne papa col nome di Alessandro VIII nel 1689, sebbene per soli 26 mesi, e che Padova lo ricorda con la statua di Giovanni Ferrari situata in Prato della Valle al Ponte dei Quattro Papi (statua n. 66, recinto interno, a destra guardando il Ponte dall’interno).

Ma non è l’unica originalità emersa nel corso dei restauri. Ve n’è una che i geografi e gli storici padovani apprezzeranno molto. Grazie agli scavi effettuati nel corso dei lavori, sono infatti stati sciolti due fra i più impenetrabili enigmi padovani: la funzione dell’Arzaron della Regina, e il luogo da cui proveniva l’acqua potabile padovana al tempo dei Romani. I due enigmi sono fra loro legati, in quanto l’Arzaron non era un “argine” ma la sede dell’acquedotto che dall’Altopiano di Asiago (non dai vicini Colli) portava l’acqua in città.