Non vi sono solo i cinquant’anni di attività di scrittore e giornalista in quest’ultimo lavoro del padovano (ora residente a Roma) Piero Sanavio, ma soprattutto le sue opinioni sulle vite e le opere di molti fra i più significativi rappresentanti della cultura statunitense dell’Ottocento e del Novecento, in quest’ultimo caso frequentati anche personalmente.

Non solo, dunque, una raccolta di saggi. Se considerata nel suo insieme la raccolta rappresenta anche una serrata analisi della società anglosassone. Per ciascun personaggio Sanavio cerca infatti di comprenderne non solo le opere ma soprattutto il contesto (personale, famigliare, sociale) che ha contribuito a produrle e a farle maturare. Emblematico Cambridge, 38, in cui dietro l’ambiente intellettuale della prestigiosa università Sanavio rivela una comunità fatta di suicidi, alcolismi, depressioni. Nessun giudizio. Stile asettico. Empatico tanto quanto la relazione di un medico.

Altrettanto rappresentativo il contributo dedicato a Gertrude Stein Papessa per americani, in cui l’autore ridimensiona la scrittrice attraverso l’analisi dei suoi reali rapporti con l’ambiente famigliare e artistico. La scrittrice viene “appiattita” sin dal primo capitolo, non a caso intitolato La famiglia Stein, non “La famiglia di Gertrude Stein”.

Emblematico anche il contributo Quale semplice arte, il delitto in cui l’autore analizza il romanzo giallo in quanto prodotto delle comunità sociali, dei caratteri e delle vicende personali dei suoi autori.

Molto particolare il caso di Ezra Pound, forse il personaggio più studiato e frequentato personalmente da Sanavio, del quale comprese immediatamente la grandezza al punto da laurearsi con una tesi sulla sua opera principale, i Cantos. Pound è l’unico personaggio, della trentina che Americana ospita, a godere di due contributi: uno dedicato al suo valore artistico, l’altro dedicato alla sua biografia. Non poteva essere diversamente: su Ezra Pound Sanavio ha scritto due distinti profili, anch’essi dedicati uno al valore poetico e l’altro alla vita del poeta, in maniera tale da scindere nettamente le conseguenze delle scelte politiche dell’artista dalle sue opere, e non trovarsi immischiato nello sterile (e strumentale) dibattito che per mezzo secolo ha coperto di pregiudizi le sue opere. Pregiudizi, si badi bene, legati alle scelte politiche del personaggio, non ai suoi valori artistici.

Basta scorrere il primo contributo, Scala al Paradiso, per rendersi conto di quanto Sanavio abbia saputo cogliere la portata artistica del poeta sia sul piano della tecnica di composizione sia sul piano del fine intrinseco della poesia. E basta leggere Peripezie di una scelta per cogliere lo stupore, il disappunto, la frustrazione di Sanavio nel doversi misurare con i pregiudizi invece che coi valori artistici, anche in ambienti (quelli culturali) che pregiudizi dicono di non averne. Ciò con preciso riferimento all’antisemitismo e al fascismo di Pound. Del tutto presunto e infondato il primo, come dimostrato dallo stesso Sanavio, e tutto da ridefinire il secondo.

Di seguito l’elenco dei principali personaggi cui i contributi di Americana sono dedicati: Mark Twain, John Steinbeck, Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgerald, William Faulkner, Katherine Dunham, Mary McCarty, Robert Traill Spence IV Lowell, Paul Bowless, J.D. Salinger, Man Ray, la famiglia di Gertrude Stein, Georgia Totto O’Keeffe, Alexander “Sandy” Calder, John Cheever, Louise Nevelson, Henry Miller, Susan Sontag, Toni Morrison, William Dewitt Snodgrass, Edward Albee, Hermann Melville, Ezra Pound. Non poteva mancare l’appendice Stalin tra Hemingway e Dos Passos.

Pietro Casetta

Piero Sanavio

 Americana

A cura di Mila Corvino

Roma, Mincione Editore, 2017