“PENSIERI PREZIOSI”, A CURA DI MIRELLA CISOTTO NALON

 

Mirella Cisotto Nalon “Pensieri preziosi – Differenze, incidenze, coincidenze in alcuni gioielli europei”. Catalogo dell’omonima mostra in corso all’Oratorio di San Rocco a Padova. Padova, Società Cooperativa Tipografica stampatrice, 2004.

 

Pubblicata su “News Regione”, newsletter del Consigliere Regionale veneto Iles Braghetto, n. 28 del 16-31 dicembre 2004.

 

Diecimila mani e piedi amputati per impedire alla gente di votare, oltre 110 mila i morti e più di due milioni i profughi (su una popolazione di quasi sei), di là da di stupri, torture, desaparecidos. Questo il bilancio degli 11 anni di guerra civile in Sierra Leone, portata a conoscenza degli italiani grazie ai 28 anni di presenza sul posto del vescovo Giorgio Biguzzi, nel corso di trasmissioni televisive ormai dimenticate e comunque mandate in onda in fasce orarie ideali per ottenere la più bassa audience possibile. Il tutto in nome di un’unica cosa:diamanti.

È chiaro che prima di recensire il catalogo di una mostra che parla di gioielli, ci si sia voluti accertare che di quelle “splendide” pietre non ne fosse esposta neppure l’ombra. Sembrava una pretesa demenziale, ma è andata proprio così: chi cercherà dei diamanti alla mostra sui gioielli allestita all’Oratorio di San Rocco fino a tutto gennaio, se ne andrà a mani vuote (visto che le mani le avrà…)

Chi invece cercherà il massimo dell’innovazione in campo stilistico, tecnologico, e (perché no) etico, relativamente al modo più antico ed efficace di adornare il corpo e il volto muliebri, ne resterà più che soddisfatto.

  • Relativamente all’aspetto etico, l’assenza di diamanti potrebbe essere il sintomo di un preciso indirizzo. Anche se non è detto che le artiste (nove, tutte donne) siano al corrente di quanto accadeva in Sierra Leone, sta di fatto che l’etica c’è chi la dice soltanto e c’è chi la pratica e basta. E se questo nuovo approccio al gioiello dovesse avere successo, senza dubbio i fatti raccontati dal vescovo Biguzzi potrebbero essere destinati a non ripetersi.
  • Relativamente all’aspetto stilistico, dalla mostra e dal catalogo traspare una sorta di liberazione della fantasia delle artiste, con ottimi risultati in termini sia di gusto sia di gusti (che i diamanti siano una gabbia ormai obsoleta da cui è ora di uscire?)

Si va dagli oggetti classici di Esther Brinkmann, riproposti però in forme assolutamente nuove e attuali, forme delineate su materiali classici quali l’oro o il troppo dimenticato alabastro (ricordiamo che è proprio l’alabastro a filtrare la luce che illumina l’interno di un monumento quale il Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna); sino alle elegantissime e spregiudicate forme di Therese Hilbert.

  • Resta l’aspetto tecnologico. I seguaci di Benedetto Croce resteranno (finalmente) delusi, perché le artiste di San Rocco non offrono soltanto una ricerca di forme, ma anche una proposta di materiali e di tecnologie.

Si va quindi dai bracciali in tradizionalissima carta di Nel Linssen, le cui lavorazioni trovano le loro radici nell’arte tessile cui l’artista, come ricorda Alessandra Possamai Vita, si è dedicata negli anni Sessanta e Settanta “con un sistematico arrangiamento delle strisce di materiale, secondo una precisione quasi matematica”.

E si arriva alle collane in tantalio di Annelies Planteijdt, per comprendere le quali è necessario consultare i trattati di chimica industriale piuttosto di quelli di storia dell’ arte: facilmente lavorabile a freddo, il tantalio può essere laminato, piegato, e stampato senza difficoltà; fresatura, foratura e tornitura sono di facile esecuzione; come se non bastasse è tollerato dal corpo umano meglio che ogni altro metallo, e costa meno del platino. Anche questo un segnale per l’immediato futuro? Forse.

Per il momento accontentiamoci di “segnalare” che la rassegna è giunta alla seconda edizione, anche se nel catalogo il numero due non compare da nessuna parte. Se Padovadiventasse la capitale annuale dichiarata di questo appuntamento, che almeno dai nomi delle artiste si sarà capito essere di valenza europea, Padova non perderà un’altra preziosa occasione.