ECONOMIA DEL NORDEST: “DALL’ACCENTRAMENTO ALLA DIFFUSIONE” DI FABIO LANDO

 

Fabio Lando, Oria Tallone “Dall’accentramento alla diffusione – La dinamica territoriale dell’industria manifatturiera nel secondo dopoguerra”. Padova, CEDAM, 2004.

 

Pubblicata su “News Regione”, newsletter del Consigliere Regionale veneto Iles Braghetto, n. 20 del 16-31 agosto 2004

 

“Dove sta andando il Nordest?” è la domanda che da oltre un decennio (oseremmo dire dalla caduta del Muro di Berlino) è sulla bocca dell’opinione pubblica, di molti imprenditori e di altrettanti politici.

L’epoca delle risposte certe date dagli studi di Ilvo Diamanti, seguiti dalle divulgazioni di Gianantonio Stella ma anche dalle osservazioni antropologiche di Paolo Rumiz, pare proprio finita. Anche perché le basi socioeconomiche sulle quali tali studi poggiavano si sono, o si stanno, lentamente dissolvendo: il venir meno della polarizzazione delle funzioni territoriali nel Veneto, per esempio, ha finito per trasformare questo territorio in un’indistinta megalopoli; e l’istituto regionale che per primo ha decifrato questo e tutti gli altri fenomeni del cosiddetto “modello” del Nordest, l’IRSEV, Istituto regionale di studi e ricerche economico-sociali del Veneto, è scomparso da molto tempo.

Questo studio di Fabio Lando, docente di Geografia economica presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, studio realizzato con la collaborazione della ricercatrice Oria Tallone, si presenta come una riflessione “a mente fredda”. Senza concedersi all’entusiasmo di chi ancora vede nel Nordest un modello socioeconomico di successo, e senza cadere nel catastrofismo di chi recita (ingiustificatamente) l’orazione funebre di questo territorio, lo studio cerca di individuare le dinamiche che connotano i tratti non in crisi di questa regione. Il lettore farebbe bene a considerarli con attenzione: tali dinamiche potrebbero indicare la struttura e gli strumenti di sviluppo del Nuovo Nordest.

Di particolare significato, in questo senso, sono le pagine dedicate alla delocalizzazione. L’Autore indica nel costo del lavoro, nella pressione fiscale e nell’eccessiva burocratizzazione le molle che hanno spinto e che continuano a spingere le imprese italiane (non quindi soltanto le imprese del Nordest) a delocalizzare le loro attività.

Il testo lascia trapelare un dato estremamente incoraggiante: la delocalizzazione di cui l’Autore si occupa non è quella “selvaggia” ma quella ormai strutturata e normata, segno, ci sembra, di una certa ricucitura fra mondo dell’impresa e mondo istituzionale, anche se il riferimento istituzionale è preponderantemente quello dell’Unione Europea.

Ed ecco i tre poli attorno ai quali sta ruotando la delocalizzazione italiana e quella del Nordest in particolare: la subfornitura, le joint venture, la programmazione negoziata. Quest’ultima risulta di particolare interesse dal punto di vista sociale e istituzionale, dal momento che poggia su accordi fra soggetti privati e pubblici ed è centrata sulla coesione sociale che si dovrebbe realizzare attorno a particolari Progetti volti a creare sviluppo economico collegato ad aumenti di occupazione.

Estremamente interessanti le informazioni fornite a proposito della subfornitura, il cui termine corretto e attuale è “Traffico di Perfezionamento Passivo (TPP)”. Niente di nuovo, apparentemente: la pratica è oggetto di attenzione a livello comunitario dal 1961. Tutto recentissimo invece, nella realtà: la subfornitura non avviene più fra imprese territorialmente vicine (era il caso di Benetton) ma fra imprese lontane e diversamente localizzate (è il caso diGeox). Ed ecco il grande vantaggio del Veneto rispetto alle altre regioni italiane: in questa regione la subfornitura è una tradizione che nel caso dell’abbigliamento la designa addirittura come la regione più importante d’Italia. Ci pare quindi di poter affermare che le aziende del Veneto sono “naturalmente” portate alla delocalizzazione, non essendosi mai strutturate per compiere al loro interno l’intero ciclo produttivo. E questo, con i tempi che corrono, è un dato sul quale riflettere e programmare.