“MILLO BORTOLUZZI JUNIOR”, DI ALESSANDRA POSSAMAI VITA

 

Alessandra Possamai Vita, “Millo Bortoluzzi junior” Catalogo della mostra tenuta presso l’Oratorio di San Rocco, Padova, 30 aprile – 13 giugno 2004. Per conto dell’Associazione culturale Area. S.d., s.e.

 

In questa pregevole opera che, anche dal punto di vista dell’impegno tipografico, rende merito alle opere di Millo Bortoluzzi, Alessandra Possamai Vita definisce quasi in sordina l’artista come “legato ad una cultura di paesaggio veneto ‘da difendere’”.

La storica e critica d’arte intende infatti inquadrare l’artista senza dimenticare quel movimento anticonformista e rivoluzionario, contemporaneo a Bortoluzzi ma col quale non lo si può identificare, che ebbe proprio Padova come punto di riferimento nazionale e che si chiamò Gruppo Enne. Nella stessa pagina in cui viene dato questo riferimento vi è la riproduzione di due opere di Bortoluzzi intitolate “Cementifici in via Trieste” e “L’escavatrice”.

L’immagine che immediatamente si ricava di questo pittore è quella di un personaggio legato a doppio filo con la propria terra, più che con le avanguardie nazionali che proprio sullo stesso territorio per nascere. D’altra parte, se così non fosse, esaminando il testo non ci si imbatterebbe in quei personaggi che furono vicini a Bortoluzzi sia sul piano dell’amicizia sia sul piano della condivisione dello stesso modo di vedere il paesaggio veneto e le trasformazioni di questo territorio nel corso del Boom economico.

Alessandra Possamai offre una ricostruzione della trama della vita dell’artista non solo con precisione di storica ma anche con affetto di concittadina. Una foto ritrae Bortoluzzi assieme allo scrittore trevigiano Sandro Zanotto. Chi ha letto il suo “Delta di Venere” rivede nelle opere di Bortoluzzi dedicate al Delta del Po gli stessi paesaggi descritti da Zanotto in questo suo romanzo. L’olio intitolato “Periferia” potrebbe fare da copertina alla ristampa del romanzo: ritrae un paesaggio pianeggiante, un’automobile, un escavatore. Chi non conosce Zanotto non può forse comprendere tutti i risvolti di questo quadro di Bortoluzzi.

Nessuno stupore, quindi, se di Bortoluzzi si interessò anche Luigi Gaudenzio. L’Associazione “Pro Padova”, per la quale Bortoluzzi espose più di una volta, era la stessa che editava la prestigiosa rivista “Padova” poi divenuta “Padova e la sua provincia”, dalle pagine della quale Gaudenzio lanciò i suoi strali contro la distruzione della città effettuata in nome della modernità. Quella stessa città d’acque che ritroviamo nei quadri di Bortoluzzi intitolati “Basilica del Carmine” e “Dal Ponte del Corso”. Si deve inoltre aggiungere che Gaudenzio fu curatore, nel 1961, della mostra di disegni inediti di Guglielmo Ciardi, amico del nonno di Bortoluzzi (come ci ricorda ancora Alessandra Possamai) perché cotitolare con questo della cattedra di Paesaggio all’Accademia di Belle Arti di Venezia.

Bortoluzzi non significa quindi soltanto Bortoluzzi, ma anche Zanotto, Gaudenzio, e tutti quei personaggi che, adombrati dal “progresso” che caratterizzò gli anni in cui essi si espressero, ci hanno lasciato quelle preziose testimonianze di quel che era (ed è) la cultura e l’identità del nostro territorio. Ed è proprio su di esse alcuni storici e geografi hanno da poco iniziato a lavorare, per ricostruire anche attraverso queste testimonianze la nostra identità.