Alberto Sabatini

L’ARTE DEGLI ORGANI A PADOVA

Armelin Musica, 2000, 350 p.

 

Pubblicata sulla rivista “Padova e il suo territorio”

 

Continua l’interessante attività editoriale di tipo esclusivamente musicale delle Edizioni Armelin Musica di Padova: l’opera che ha appena presentato è “L’arte degli Organi a Padova” di Alberto Sabatini. Studioso ed editore colmano così una lacuna nella storiografia della nostra città, già colmata, per le rispettive realtà locali, dalle città venete di Venezia, Treviso, Vittorio Veneto e Verona. Impegnativa la presentazione del Presidente della Provincia di Padova Vittorio Casarin: “Sarebbe interessante estendere questo studio al resto del territorio provinciale. Forse un’idea per un prossimo libro.”

Il libro presenta due piani di lettura: uno di tipo tecnico, in cui tutti gli organi della città di Padova vengono minuziosamente descritti nelle loro caratteristiche costruttive e foniche; l’altro di tipo storico, nel quale di ciascuno strumento vengono ricostruite le vicende, legandole intimamente all’edificio che lo custodisce o lo custodiva (non sempre una chiesa). Il libro è quindi un ottimo strumento sia per il tecnico, sia per lo storico assolutamente digiuno di nozioni musicali o di tecnica delle costruzioni di organi.

Il libro non descrive soltanto gli strumenti attualmente in opera, ma anche quelli persi o distrutti. Inoltre non offre la descrizione dei soli strumenti presenti nelle chiese, ma comprende anche gli strumenti custoditi presso altre strutture. Non manca l’elenco delle “Chiese sprovviste di organo nella città di Padova”, che ne conta ben 35 comprendendo però anche alcuni oratori. Questi particolari fanno trasparire la grande passione dell’Autore per l’argomento, ma anche la sua preparazione sia tecnica sia storica. La ricerca effettuata, e che traspare dalle pagine del libro, non solo è di tutto rispetto, ma appare sviluppata sia sui documenti sia sul territorio, sul quale i singoli strumenti sono stati censiti uno per uno.

Il libro è articolato in parecchie decine di schede, ciascuna delle quali dedicata ad uno strumento. L’insieme delle schede è preceduto da un’introduzione storica dell’Autore, dalla quale traspare anche l’importante ruolo svolto nell’ambito dell’arte organara dalla nostra città nel quadro nazionale ed europeo. Accanto al giustamente famoso organaro settecentesco Gaetano Callido, troviamo quindi a Padova il seicentesco costruttore slesiano Eugenio Casparini “ritenuto oggi il pioniere della riforma Barocca dell’Organo nell’Alta Italia.” Apprendiamo inoltre che del primo organo a canne presente a Padova si ha notizia nel 1480, costruito da Domenico di Lorenzo presso la Basilica del Santo; lo segue la basilica di Santa Giustina nel 1493, dove lo strumento viene costruito da Leonardo d’Allemagna, presente a Padova anche con altri organi.

Non mancano nel testo le schede relative agli organi persi o distrutti. È per esempio il caso degli organi delle chiese di San Giacomo e di San Gregorio, i cui strumenti vennero persi in seguito alla demolizione dei due edifici. Ma gli organi non sempre seguono il destino della chiesa che li contiene: possono essere trasferiti in altri luoghi, come è stato per l’organo di Santa Giuliana, demolita nel 1806, il cui strumento si trova ora nella chiesa di Ognissanti.