PADOVA PROMUOVE IL PROGETTO DI DISTRETTO AEROSPAZIALE VENETO

Sabato 27 ottobre l’astronauta Paolo Nespoli, ospite al Bo di Promex e Università di Padova, illustrerà le opportunità offerte dal Cosmo

Il 22 agosto 2018 l’opinione pubblica nazionale e internazionale era ancora, e giustamente, concentrata sui tragici fatti di Genova accaduti pochi giorni prima: un eclatante fallimento sul piano del prestigio nazionale pagato soprattutto in termini di vite umane.

Pochi si accorsero che l’Italia non era soltanto quella del Ponte Morandi, ma anche quella di Vega, il razzo europeo (il termine corretto è “lanciatore”) giunto alla sua dodicesima missione consecutiva senza alcuna anomalia. La prima volta per un nuovo lanciatore. Un record mondiale.

Il “miracolo” Avio

Vega è stato realizzato per collocare satelliti artificiali nella cosiddetta orbita bassa, vale a dire tra 500 e 1500 km di altezza, ed è stato interamente progettato, sviluppato e realizzato in Italia dall’italiana Avio Spa, prime contractor, ovvero impresa guida, dell’operazione. E non si tratta solo di un’azienda leader a livello internazionale, ma di una realtà che ha collocato il nostro Paese all’interno del ristretto novero di Stati che posseggono la tecnologia necessaria per accedere allo Spazio in modo continuativo, affidabile ed economicamente sostenibile. Gli altri Paesi sono Francia, Stati Uniti, Russia, Cina, Giappone, India. Nessun errore nell’elenco: in Europa vi sono soltanto l’Italia e la Francia.

Si deve poi ad Avio addirittura la nascita di una città, fondata e cresciuta attorno ai suoi stabilimenti nel Lazio meridionale: Colleferro, progettata in massima parte proprio dall’ingegner Riccardo Morandi e nota oggi come “Città dello Spazio”.

Dalle ore 22:20 del 23 agosto scorso il lanciatore Vega è dunque il fiore all’occhiello di Avio, ufficialmente diventata l’azienda internazionale di riferimento nel proprio specifico settore dei lanciatori leggeri. Una realtà dalle imprevedibili ricadute economiche cui anche il Veneto si sta preparando, pensando ad un proprio distretto aerospaziale. O meglio ad una RIR, “Rete Innovativa Regionale d’imprese”.

Una “RIR” veneta

Promotori della Rete Innovativa Regionale Aerospaziale sono Univeneto, il cui rappresentante è il prof. Luciano Gamberini, e Cisas, il Centro di Ateneo di Studi e Attività Spaziali “Giuseppe Colombo” dell’Università di Padova diretto dal prof. Stefano Debei. A supportare l’iniziativa vi è anche Promex, Azienda Speciale della CCIAA di Padova costituita per assistere il sistema imprenditoriale padovano nell’affrontare il mercato globale (e più globale dello Spazio non c’è niente). Neppure un anno fa Promex, in collaborazione con Cisas, Asi ed Esa, proprio per favorire la costituzione della RIR ha tastato il terreno tramite l’evento “Padova Space Week”, settimana all’insegna delle tecnologie aerospaziali. L’esperimento è andato bene, tanto da voler determinare con precisione le aziende che si potevano coinvolgere nel progetto. Come ricorda il direttore del Cisas Debei, l’individuazione delle aziende è avvenuta sulla base di collaborazioni in progetti di ricerca spaziale con capofila Cisas, annoverando una quarantina di imprese venete, numero decisamente interessante per la start-up di una RIR. Il parco di aziende sarà però ulteriormente allargato e in ciò Promex darà un contributo rilevante, come dichiara il suo direttore Franco Conzato.

Vale la pena ricordare che il progetto di un distretto aerospaziale veneto (ora una RIR) ha radici lontane, precisamente a quando il prof. Francesco Angrilli, allora a capo del Cisas, si cimentava nelle missioni Rosetta e Cassini incassando fra le altre l’intitolazione dell’asteroide 18108, 2000 LN 34 ora noto come Asteroide Angrilli.

I dati Promex: 300 imprese potenziali

Accanto alle imprese inizialmente individuate se ne sono quindi sommate altre, che indicano quale attività il software, l’ottica e la metalmeccanica. Ma le relative applicazioni risultano però sull’aerospazio. È iniziata così nel web la navigata oceanica (anzi: spaziale) alla ricerca, quasi una per una, delle aziende potenzialmente coinvolgibili, portando a comprendere ora tra le 200 e le 300 realtà di cui almeno 50 – 60 interessate a parlare dell’iniziativa. Il ruolo di Promex nella realizzazione della “Rete Innovativa Regionale Aerospaziale” sarà quindi di raccogliere i consensi delle imprese e la loro disponibilità di collaborazione.

Il Cisas: “i contenuti della rete”

I principali contenuti di ricerca della rete, spiega il prof. Debei, si sintetizzano in due progetti: uno spaziale relativo alla progettazione, realizzazione e collaudo di un minisatellite Veneto; l’altro con connotazione aerospaziale, riguardante la realizzazione di un polo tecnologico aerospaziale in Veneto considerata la presenza nella regione di Superjet International, società russo-italiana con sede a Tessera. La stessa società potrebbe essere molto interessata alla presenza di una RIR aerospaziale nel Veneto.

E lo potrebbe essere anche la Regione del Veneto, dal momento che la realizzazione e la messa in orbita di un satellite in grado di fornire dati ambientali (Debei parla soprattutto di monitoraggio del traffico, delle coste, e idrogeologico) rappresenterebbe dei guadagni assicurati a fronte di un investimento importante ma non impossibile. I guadagni sarebbero dati dalla possibilità di vendere i dati forniti dal satellite, oltre che dal loro uso volto alla gestione del nostro territorio. Il business dell’aerospazio, infatti, non sta solo nella costruzione o nel lancio dei satelliti, ma nella vendita e nell’utilizzo commerciale dei dati che essi sono in grado di fornire.

L’astronauta Paolo Nespoli a Padova

Dunque: il lanciatore c’è (il Vega della Avio), la RIR aerospaziale è possibile realizzarla, i clienti si stanno facendo avanti. E l’astronauta sta arrivando. Si tratta di Paolo Nespoli, che sarà ospite di Promex e dell’Università di Padova sabato 27 ottobre alle 15.30 in Aula Magna del Bo proprio per spiegarci perché andiamo nello Spazio. “Sogniamo cose impossibili: svegliamoci e diamoci da fare per realizzarle!”, è il titolo del suo intervento.

Pietro Casetta