Polo di Psicologia:

rovinato con un murales il capolavoro di Studio Valle

Polo di Psicologia: rovinato con un murales il capolavoro di Studio Valle

Polo di Psicologia: rovinato con un murales il capolavoro di Studio Valle

Chi ha avuto la brillante idea di “decorare” con un murales (tanto bello quanto fuori luogo) una delle tre facciate su Via Venezia del Polo universitario di Psicologia, dovrebbe recarsi in soggiorno-studio a Como, all’ex Casa del fascio di Giuseppe Terragni. Sicuramente si stupirà, perché negli 85 anni di vita di questo capolavoro, nessuno si è mai sognato di comprometterlo pitturandoci sopra qualcosa. E sì che, proprio come il complesso padovano, anche l’edificio comasco presenta un efficace contrasto fra una superfice liscia e piatta e una fitta forometria.

Che ci sia qualche rapporto fra i due edifici?

A Padova non bastava che il complesso portasse la firma di Studio Valle, che fosse finito su Casabella (n. 846, febbraio 2015), che sia uno dei pochissimi edifici padovani di pregio del XXI secolo. Evidentemente gli mancava qualcosa. Doveva essere… “rifinito”. Magari con un bel profluvio floreale che richiami un liberty del tutto estraneo allo stile dell’edificio, ma tanto simile “ai fiori in cornice (le buone cose di pessimo gusto!)” tanto cari all’amica di nonna Speranza.

Un intervento senza logica? Tutt’altro. Il murales fa pendant con l’ingresso al complesso: un’apertura sul lato corto di Via Venezia. Ciò, nonostante Studio Valle abbia realizzato la facciata principale, e relativo ingresso, sul lato fiume.

Ma nonostante il largo prato che connette il complesso al corso d’acqua; l’articolato gioco prospettico che dal fiume porta a scorgere la piazza interna; l’ampio ingresso prospicente il Piovego che pone il Polo in relazione con la Scalinata cinquecentesca e Porta Portello attraverso una piacevole passeggiata pedonale e ciclabile lungo il fiume, resta aperta soltanto Via Venezia.

Sorge una domanda: ma se l’architettura contemporanea non la si conosce e quindi non la si sa gestire, perché scomodare nomi quali Studio Valle invece di limitarsi a onesti e ben più economici edifici di cui l’immobile ad aule studio di Via Ugo Bassi è un buon esempio? Ben venga dunque il murales sulla tetra superficie uniforme di centinaia di metri quadri di questo edificio. Ma solo su di essa e sulle altre centinaia simili.

Pietro Casetta