Piazza Insurrezione: basta con l’urbanistica provinciale

A proposito della proposta di parcheggio interrato (autosilos) in Piazza Insurrezione

 

Ancora a parlare della preistorica idea di un parcheggio interrato in Piazza Insurrezione? (Mattino di Padova, 24-12-2023, Daniela Gregnanin: “Parcheggio interrato, il progetto è fattibile”). Capisco che i libri non si leggano e che il web non si consulti, ma le posizioni contro questa idea a dir poco primitiva, maturate almeno negli ultimi cinquant’anni, sono talmente tante che enumerarle richiederebbe troppo spazio.

Veniamo dunque alle ragioni del no, augurandomi di non doverne riparlare più.

  • La falda freatica (cioè d’acqua) si trova a 3,5 m di profondità. Ciò si sa dal 1947, quando si scavò per erigere Palazzo Torre, noto come il “grattacielo di Piazza Insurrezione”. Raggiunti i 5 metri di profondità lo scavo venne inondato d’acqua, tanto che si dovette procedere alla realizzazione di fondazioni su pali: per la precisione 246 pali di cemento armato della lunghezza di 22,5 m.
  • I reperti archeologici si trovano anch’essi a -3,5 m. Lo si sa in quanto l’allagamento dello scavo fu talmente repentino da non poter estrarre, fotografare e misurare, prima della distruzione, i reperti archeologici rinvenuti. Relativamente ai reperti presenti sotto il selciato (ora parcheggio) della Piazza rimando agli studi, certo non recenti, di Cesira Gasparotto.
  • La nota vicenda della palazzina di Via IV Novembre, sarebbe bene non ripeterla, visti i 16 piani (più attico) di Palazzo Torre contro i 5 della suddetta palazzina. Ricordo che di fronte a tale palazzina, lo scavo per la realizzazione proprio di un parcheggio interrato comportò l’allagamento repentino dello scavo e il pericolo di crollo della palazzina stessa.
  • Sul piano urbanistico mai si parla degli accessi al parcheggio interrato. A meno che non si reputi bastante, per gli accessi in entrata, Via Martiri della Libertà, di fronte all’ampiezza della quale qualsiasi urbanista nutrirebbe, credo, seri dubbi. Infatti il nuovo flusso di traffico verso la piazza conoscerebbe un aumento vertiginoso.

Detto questo, sarebbe ora che Padova pensasse ad essere essa stessa a proporre dei modelli di sviluppo urbano, non ad accodarsi, con lo storico provincialismo di cui è affetta, ai modelli esistenti, ammesso che modelli siano. Ricordo che negli anni Cinquanta si parlava di Padova come di una “piccola Milano”, riuscendo soltanto a renderla simile a Cinisello Balsamo. Vedo che il pensiero urbanistico padovano non è cambiato.

Per i progetti di riqualificazione rimando alla mia “Piazza dell’Insurrezione 28 Aprile 1945 – Guida architettonica e artistica”. Sono almeno tre i progetti di riqualificazione, rispettivamente degli architetti Giulio Muratori, Giorgio Carli – Giorgio Moschino, Linazasoro & Sánchez di Madrid.

Pietro Casetta