La “virgola” di Riviera Tiso da Camposampiero è opera dello scultore Elio Armano per ricordare Palladio. Non idonea la collocazione voluta dal Comune

 

UNO SVENTRAMENTO ABUSIVO?

 

Ha tutte le caratteristiche di un’operazione abusiva.

Si tratta dello sventramento effettuato sul muro che separa il Naviglio Interno da Riviera Tiso da Camposampiero allo scopo di collocare il monumento soprannominato “La virgola”.

Infatti, ai sensi del “Testo unico delle disposizioni di legge intorno alle opere idrauliche delle diverse categorie” (Regio Decreto 523/1904 e successive modifiche) qualsiasi modifica ad un’opera idraulica, visto che tale è il muro per il suo ben documentato ruolo di contenimento delle piene fluviali, è soggetta all’approvazione del Genio Civile di competenza.

Per Riviera Tiso da Camposampiero i casi sono due. O il Comune ha effettuato lo sventramento senza il consenso del Genio Civile di Padova, e ha quindi commesso un abuso, oppure esiste un accordo fra il Comune e il Genio per il quale viene delegato al Comune il rilascio delle autorizzazioni in materia di opere idrauliche poste all’interno delle Mura Cinquecentesche. Tale accordo potrebbe esistere in virtù del fatto che, con le nuove norme di regolazione delle acque (peraltro risalenti al secondo dopoguerra), tutte le opere arginali poste all’interno delle Mura sono, di fatto, divenute inutili ai fini idraulici. Non mi risulta però che questo accordo esista, anche se lo si auspica da decenni, ma è il caso che a dirlo sia il Comune e il Genio Civile chiarendo una volta per tutte a chi appartiene questo tipo di competenza, proprio al fine di evitare il consolidarsi di atteggiamenti di questo genere.

Nell’attesa, mi risulta che il corso d’acqua sia da ritenersi demaniale, come pure le opere idrauliche ad esso afferenti. Questa circostanza è dimostrata dai lavori di riprofilamento del fondo del Naviglio e ripristino delle sponde effettuati proprio dal Genio Civile pochi anni fa, lavori che hanno riguardato anche il muro.

Va inoltre precisato il significato di “muro di contenimento”, espressione impiegata dallo scultore Elio Armano per definire la parete. Se lo scultore intende un muro di contenimento delle acque l’espressione è corretta, sebbene non in uso in questa accezione. Se intende, come non penso, un muro di contenimento delle sponde, esso tale non è almeno per i seguenti motivi. Innanzitutto perché, se lo fosse, terminerebbe all’altezza del piano stradale o al massimo pochi centimetri dopo; inoltre perché sono ben visibili le decine di contrafforti eretti sul lato strada del muro allo scopo di contrastare la pressione dell’acqua nel corso delle piene. Riaffiorano i resti di un’altra simile muraglia dal piano di calpestio in terra battuta lungo la riva sinistra del Tronco Maestro, dal Ponte Tadi al Ponte di Corso Milano.

Riguardo la datazione del muro, che da ora chiamerò correttamente opera arginale, essa è nominata da Pietro Paleocapa nella sua “Memoria idraulica sulla regolazione dei fiumi Brenta e Bachiglione” risalente al 1843 e da me pubblicata nel 2002. Ribadisco quanto affermato dal dr. Girolamo Zampieri relativamente all’inserimento nell’opera arginale di due delle quattro colonnine che sono state asportate nel corso delle soppressioni napoleoniche, quindi ai primi dell’Ottocento, dalla tomba di Lovato dei Lovati in Piazza Antenore. Questa circostanza sposterebbe all’indietro la data di erezione dell’opera. Dunque, riguardo il valore storico e quindi monumentale dell’opera arginale non è il caso di dilungarsi ulteriormente.

Riguardo l’aspetto architettonico si tratta dello sfregio, per interruzione del continnum visivo, di un’opera urbana che da almeno due secoli caratterizza il paesaggio cittadino.

Riguardo la “virgola”, essa va tutelata in quanto realizzata con la consueta maestria dal Laboratorio Morseletto di Vicenza, azienda giustamente famosa in tutto il mondo per le sue realizzazioni in pietra di Vicenza, e di cui la nostra città deve essere fiera di possedere un’opera.

Riguardo alla soluzione della questione, la scultura va in ogni caso tolta allo scopo di ripristinare l’opera arginale e per ridare all’opera stessa la dignità monumentale che così le è stata sottratta. Sarà il caso di collocare la scultura in altro più idoneo sito. D’altra parte essa è inutilmente ridondate rispetto alla lapide recentemente collocata a pochi metri da essa, la quale ricorda adeguatamente l’illustre personaggio cui la scultura sarebbe dedicata, ovvero il Palladio.