Indirizzato alla stampa locale.

 

Sollecitato da più parti, intervengo a proposito del monumento alle vittime delle Twin Towers, o Torri Gemelle, opera dell’arch. Daniel Libeskind, posizionato sulla Golena delle Porte Contarine a Padova.

Mi rendo conto che, avendo studiato per oltre vent’anni il sito delle Porte Contarine producendo un testo sull’argomento oltre ad altre pubblicazioni, e portandovi in visita centinaia di persone all’anno in barca, la mia opinione possa interessare. Essa non sarà certo utile ai pochi intimi che hanno deciso per questa funesta collocazione, ma senz’altro a molti fra coloro che, di tale collocazione, debbono ora subire le conseguenze.

A danno fatto, concordo con chi intende che esso debba essere il minore possibile. Quindi, se da questa milionaria operazione ne venisse il restauro di qualche metro quadrato delle mura cinquecentesche ora nascoste dal manufatto, otterremmo almeno due effetti: un ulteriore omaggio alla memoria, questa volta a quella della nostra città, e, ne sono certo, il sincero apprezzamento di tutti i visitatori statunitensi che si recheranno ad omaggiare il loro monumento, e che mai lascerebbero un bene culturale così prezioso come le Mura urbane in tale deplorevole stato.

Riguardo la collocazione del manufatto, senza alcun intento polemico ma soltanto per una necessità di chiarificazione, vorrei sapere cosa devo rispondere a quanti mi chiedono cosa c’entri il monumento con le Porte Contarine e il Piovego. Questa, infatti, è la domanda che mi viene posta da chi conduco in barca lungo il fiume da quando esiste il cantiere. Io non so cosa rispondere e vorrei che qualcuno della Commissione regionale che ha deciso per la collocazione me lo spiegasse. Mi impegno a fare mia la sua risposta. Mi va bene anche se me lo spiega qualcuno della Soprintendenza ai Beni Ambientali.

Devo inoltre sottolineare con molto disappunto il tono col quale il presidente della Commissione regionale prof. Armano ha illustrato il prestigio della Commissione regionale stessa. I suoi membri, secondo lui, avrebbero saputo “mettere sull’attenti” e addirittura “comandare” le istituzioni padovane. Dal tono si potrebbe desumere che il prof. Armano apprezzi più l’autorità che l’autorevolezza, più lo scontro che il confronto, più le scelte piovute dal cielo che quelle discusse e maturate sul territorio. Ma il prof. Armano è persona di cultura, e il suo tono lo attribuisco piuttosto ad una spiacevole gaffe: non nutro infatti alcun dubbio sulle doti del prof. Armano, doti di cui ha saputo dare ottimi esempi. Devo però far notare che Padova non si fa mettere sull’attenti proprio da nessuno: le decine di lettere piovute sulle redazioni della stampa locale lo dimostrano più che efficacemente. Padova, piuttosto, subisce delle scelte che non condivide, a causa di una classe dirigente che non è in grado né di controllare né di gestire il proprio territorio. Per certi aspetti, quali questa triste vicenda, Padova appare una città aperta come la Roma del noto film di Rossellini.

Ecco quindi i nomi di alcune fra le numerosissime formazioni sociali cittadine che quotidianamente operano sul territorio e che potranno essere consultate con molto giovamento in futuro, per evitare analoghe pessime scelte: Amissi del Piovego, Comitato Mura, Italia Nostra, Comitato per le Libere Attività Culturali (con sede all’ex Macello), oltre alla decina di club Lions padovani, ai Rotary, e alle altre aggregazioni simili. Se invece dei rappresentanti di associazioni si desidereranno qualificate personalità del mondo della cultura, rivolgendosi per esempio ad una rivista come “Padova e il suo territorio” ci si troverà di fronte a decine di ottimi studiosi di cultura padovana.

Nel caso del monumento alle Twin Towers, per esempio, qualunque studioso padovano avrebbe potuto illuminare la Commissione regionale sul fatto che la vicinanza del monumento al grattacielo delle Porte Contarine sminuisca tremendamente il prestigio del monumento stesso. Infatti, se i due grattacieli statunitensi erano assurti a simbolo di progresso e di democrazia, il grattacielo delle Porte Contarine è sempre stato inteso come uno fra i più fulgidi esempi di arretratezza culturale e di speculazione edilizia. Si converrà che l’accostamento del monumento statunitense al grattacielo patavino non è dei migliori.

Un’ultima riflessione riguardo la massa sproporzionata del manufatto. Anche Milano ha un suo monumento in riva al fiume dedicato alle vittime civili di un evento violento. È il monumento alle vittime della strage di Gorla, in riva alla Martesana: una statua in bronzo, proporzionatissima al territorio in cui giace, poco più alta di un uomo, incredibilmente povera di retorica quanto ricca di pathos, quasi nascosta dalle case. La statua commemora i 200 bambini della scuola elementare che sorgeva dove ora sorge il monumento, morti ad opera di un bombardamento alleato della Seconda guerra mondiale sotto il quale perirono anche altre centinaia di persone. L’obiettivo del bombardamento poteva essere le industrie milanesi e non certo il quartiere civile di Gorla. Il monumento è opera dell’italiano Remo Brioschi e si trova a due passi da Viale Monza. Andatelo a vedere.

Pietro Casetta