Oasi di Vegre a Caldogno

 

I proprietari: “Forse ci siamo sempre capiti male. A queste vostre condizioni l’oasi si farà”

 

Lettera aperta di Sergio Sandonà

Capiamoci

Non so più come fare per spiegare che non siamo mai stati contrari a vendere il terreno necessario alla re-alizzazione dell’Oasi di Vegre, e che per noi i 7 €/mq che il Comune di Caldogno dichiara di offrirci sono sufficienti. Lo ripetiamo da più di un anno.

Sono arrivato al punto di rivolgermi ad un giornalista per aiutarmi a scrivere questa lettera nel modo che spero sia più chiaro possibile, proprio con la volontà che tutti capiscano: cittadini, politici, giornalisti, am-bientalisti.

 

I nostri sentimenti

L’idea dell’Oasi mi ha addirittura commosso quando ho appreso la decisione della Lipu di Vicenza di proporre di dedicarla al mio nipotino Tommaso, e di farlo “in onore dei nonni Maria Teresa e Sergio per la loro visione del futuro e la speranza che hanno donato anche a tutti noi”. Tommaso nacque infatti 5 anni fa in prossimità del periodo in cui abbiamo acconsentito di allagare i campi della futura oasi. Ricordo bene quando alla Lipu abbiamo detto che lo facevamo per Tommaso (che ora ha anche una sorellina Matilda), che bisogna guardare lontano, che salvare tutti quelli uccelli era un segno concreto di speranza. Queste parole le hanno addirittura pubblicate nella loro brochure dedicata all’Oasi.

Non voglio apparire troppo sentimentale, ma per noi quel terreno ha un grandissimo valore affettivo. Tutto quel terreno: sia i 30mila metri quadri che verranno (e lo spero vivamente) trasformati in Oasi, sia l’intera area che purtroppo ci è stata completamente sottratta: in parte espropriata e in parte asservita per creare la cassa di laminazione delle piene.

Quel terreno è stato ereditato da mia moglie e apparte-neva a sua madre, che lo aveva a sua volta ereditato da sua madre, e credo fosse addirittura della bisnonna di mia moglie. Calcolate che ho più di ottant’anni e ditemi voi se quella terra può non far parte della vita della mia famiglia, della sua storia, ma soprattutto della storia dei nostri figli e adesso dei nostri nipoti. Anche se non sarà più nostro, vorrei comunque lasciare quel terreno in qualche modo a Tommaso, Matilda e alla loro generazione.

 

La questione dei soldi

Capisco che le questioni economiche non siano dettagli di poco conto, soprattutto quando si parla del tesoretto perduto della propria famiglia. È bene che tutti sappiano che sin dall’inizio l’allora sindaco di Caldogno Marcello Vezzaro, ora assessore all’Urbanistica, ci aveva offerto circa 7 €/mq, dichiarandolo ai giornali. Quello che non emerge è che noi ci siamo sempre detti disponibili e soddisfatti dell’offerta, ma a quella cifra il Comune in realtà non ha mai voluto siglare l’accordo. Oltre alle parole, e al costante e prezioso intervento mediatore di Mimmo Peruffo , il Comune di Caldogno mi trasmise la proposta di un preliminare in cui il terreno sarebbe stato compravenduto proprio a quella cifra. Lo fece attraverso il Segretario comunale avv. Michelangelo Pellè.

Aiutato da chi di queste cose ne capisce più di me, scoprivo però tra le clausole che alla firma del preli-minare, di poco antecedente alle elezioni comunali, non vi sarebbe ancora stata l’autorizzazione della Giunta alla compravendita, che quindi era inefficace. Questo avrebbe comportato, se avessimo accettato la proposta di preliminare, l’obbligo della consegna immediata dei terreni e di autorizzazione immediata dei lavori da parte della Regione, ma non l’obbligo in nessun modo del Comune a pagare il terreno al prezzo convenuto. Infatti, il Comune avrebbe potuto, con delibera successiva, disconoscere quanto sottoscritto precedentemente (clausola espressamente voluta dal Comune) e quindi ri-tenersi esonerato dagli obblighi a suo carico previsti dal preliminare!

Ritardato quindi l’atto di una decina di giorni per permettere alla giunta, post elezioni, di deliberare e quindi procedere regolarmente, riceviamo una mail dal geom. Giandomenico Breccia responsabile della Struttura tecnica (confermata da analoga dell’Avv. Pellè), il quale ci informa che l’offerta era diventata 3,74 €/mq: meno del 50%! Solo a questa cifra (non a 7) si sarebbe ora si-glato l’accordo.

 

Sette euro o 3,74? Ripeto: sette

Scopro dalla stampa (Giornale di Vicenza dell’8 marzo 2016) che io sarei “contrario alla cifra di 6 o 7 euro al metro quadro proposta dal Comune”. Ma quando mai?

–        Punto primo: non ho mai detto e scritto una cosa del genere; ripeto per l’ennesima volta che 7 €/mq, che il comune verserà in tempi congrui e a condizioni di mercato da concordare, sono soddisfacenti.

–        Punto secondo: di tale cifra ho appreso dalla stampa, mai dal Comune attraverso uno strumento formale quale una proposta irrevocabile d’acquisto.

–        Punto terzo: a suo tempo avevo appreso sempre dalla stampa che i fondi per l’acquisto dell’area c’erano avendo il Comune in cassa 1,3 mln € su un totale di 9 mln stanziati dal Ministero dell’Ambiente (Giornale di Vicenza del 18 ottobre 2015).

–        Infine apprendo, sempre dalla stampa, che “le trattative sono andate a vuoto” e che “il denaro ritornerà alla Regione” (Giornale di Vicenza del 5 ottobre 2016).

 

Per ultima circostanza, proprio l’altro ieri torna in scena il Presidente del Comitato Amici dell’Oasi di Ve-gre, caro Peruffo, che si dichiara disposto a comprare personalmente il terreno per realizzare l’Oasi (o a prestare i soldi al Comune: non mi è chiaro ma lo rin-grazio), come se io e la mia famiglia all’Oasi non ci tenessimo affatto.

 

Cosa chiediamo

A questo punto vorremmo:

–        che prima di dichiarare fallita una trattativa al-meno la si iniziasse, però con atti formali;

–        che si sapesse che il sacrificio di accettare 7 euro al posto del prezzo di mercato rappresenta il contributo volontario della famiglia all’Oasi, che noi abbiamo sempre dichiarato di accettare;

–        che se fossimo attenti solo agli schei, non crederei che a parlare bene di me sarebbe proprio la Lipu.

 

E questo è l’ultimo faticoso e costoso tentativo che la famiglia mi consente prima di impedirmi ulteriori affa-ticamenti e rincorse e riprendersi, disillusi e amareg-giati, la gestione delle proprietà.

Saluto cordialmente.

Sergio Sandonà