Interportualità adriatica, incontro Gizip

 Gizip: senza l’Idrovia Padova-Venezia Padova si isolerà dal commercio mondiale

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I nuovi assetti commerciali del Mare Adriatico vedranno lo spostamento del nodo portuale da Marghera a Ravenna, situazione che rilancia l’Idrovia Padova-Venezia

  

Le merci destinate all’entroterra veneto provenienti dal Mare Adriatico non arriveranno più da Porto Marghera ma da Ravenna. Questo è quanto emerso dall’incontro sulla portualità adriatica che il Presidente del Gruppo Imprenditori della Zona Industriale di Padova, Gizip, Roberto Rovoletto ha affrontato con i membri del Consiglio direttivo e l’urbanista bolognese-padovano Fiorenzo Meneghetti. L’ingegnere Meneghetti si occupa di territorio in termini sia di salvaguardia e tutela, sia di emergenza socioeconomica. È socio Cisvam (Centro Internazionale di Studio per la Valorizzazione dell’Ambiente e del Mare con presidente Francesco Signoriello), conosce le problematiche del porto di Ravenna, e ha fatto della sostenibilità e della sicurezza il suo motto.

Sembra una banalità ma la circostanza rilancia la realizzazione dell’Idrovia Padova-Venezia come canale navigabile. Il motivo è presto detto: ciò che ha sempre impedito l’ultimazione dell’Idrovia è stata la questione della “rottura di carico” ovvero la manovra di scarico da nave e di ricarico in chiatta, molto conveniente per tragitti lunghi, per niente per tragitti brevi quali i 27 km di Idrovia. Ma dal momento che i grandi carichi arriveranno a Ravenna e non a Marghera, e che le chiatte saranno fluvio-marittime, ecco che l’Idrovia Padova-Venezia ridiventerà necessaria.

Il motivo del rilancio della portualità ravennate si spiega partendo dall’episodio della nave Ever Given che un anno fa ostruì per più giorni il Canale di Suez ponendovisi accidentalmente di traverso. L’episodio, al di là delle perdite economiche miliardarie, rivelò la grande fragilità del Canale tanto che, in sordina, le grandi compagnie e i relativi Paesi hanno cominciato a pensare a infrastrutture se non alternative quantomeno complementari all’importantissima via d’acqua.

Tali infrastrutture sarebbero in particolare le seguenti: il raddoppio della rotaia che da est arriva in Turchia, a Istanbul, e nel Montenegro il terminal mare di una ferrovia che collegherà il Paese alla Cina. Tutto questo rappresenta uno scenario inquietante: l’Interporto e la Zona Industriale di Padova rischieranno l’isolamento dal contesto economico europeo e asiatico se non collegate a queste nuove infrastrutture.

Queste le circostanze che creano gli ostacoli.

Interporto di Padova. Potrà ricevere le merci con estremo disagio non trovandosi collegato a Ravenna né attraverso l’Idrovia Padova-Venezia né attraverso una linea ad alta velocità.

Idrovia Padova-Venezia. È sempre stata ritenuta un collegamento fra Padova e Venezia, viceversa va riconsiderata come collegamento Padova-Ravenna.

Alta Velocità. La linea Trieste-Napoli conosce un collo di bottiglia nel tratto Padova-Bologna, che isola Padova dal Sud;

Porto Marghera. Potrà ricevere soltanto navi adatte ai bassi fondali dell’Alto Adriatico; le mega portacontainer scaricheranno a Ravenna, destinata quindi a diventare il porto che unirà il Nord Italia alla Turchia e al Montenegro (quindi alla Cina).

“Con questo scenario alle porte l’Idrovia Padova-Venezia resta necessaria come canale scolmatore, ma dovrà essere riconsiderata anche come via di comunicazione” ha concluso il Presidente Rovoletto. “È ora di creare le condizioni che integrino Padova e la sua Zona Industriale al Mare Adriatico e all’Est Europeo, pena l’isolamento della città e delle sue aziende dal contesto economico europeo e asiatico.