Mauro Varotto

Le terre della Tergola – Vicende e luoghi d’acqua in territorio vigontino

Comune di Vigonza – Cierre Edizioni, 2005 – 160 pp.

(Pubblicata su “I quaderni dell’Alta Padovan”, n. 6)

 

Chi è la graziosa fanciulla che chiude con la sua immagine in quarta di copertina questo saggio di Mauro Varotto? La didascalia non si sbilancia: “Giovane donna con barchino sulla Tergola; seconda metà degli anni Sessanta”. Ma a conclusione del suo libro Varotto scrive: “Il ritorno a una Tergola sentita ‘al femminile’ – quale primordiale fonte di vita – è l’augurio che formuliamo a conclusione di questo lavoro.” E ancora: “Ciò che un tempo era dettato da necessità oggi richiede una nostra consapevole scelta: quella di eleggere il fiume Tergola a rinnovata e condivisa icona culturale del territorio.”

La bella fanciulla non rappresenta dunque una fanciulla…

Un approccio insolito, per un testo di carattere scientifico, ma insolito solo per chi è abituato al classico taglio “storico-locale” di questo tipo di lavori, taglio alle volte caratterizzato da valanghe di dati d’archivio che si intersecano a sbiadite foto d’epoca incorniciate da immancabili resoconti degli estinti filò.

Tutto ciò manca in questo lavoro, il quale ha il gran pregio di non essere un libro di storia ma di geografia, scritto quindi da un geografo, specie di studioso che si pensava estinta perché fagocitata dagli storici, e che invece sta offrendo insolite performance.

La performance più interessante è quella data dall’approccio insito nel metodo dei geografi, i quali ricercano direttamente nel territorio, prima che nei libri e negli archivi, le testimonianze dell’evoluzione del territorio stesso. Con tutto rispetto per le biblioteche e gli archivi, che restano certo importanti strumenti anche per il geografo, non sono essi prioritari rispetto alle informazioni che egli desume direttamente dal territorio.

Portiamo un esempio. Varotto riproduce una foto aerea del centro di Sant’Andrea che mostra come i lati del quadrilatero fortificato risultino diagonali rispetto al circostante graticolato romano. Potrebbe venire spontaneo ricercare la spiegazione di questa anomalia nella storia del Castello di Sant’Andrea (quindi approfondendo la ricerca); invece l’Autore compara il caso di Sant’Andrea ad analoghe smagliature della rete graticolare presenti sul territorio considerato (quindi allarga il fronte di ricerca). Le conclusioni cui perviene sono interessanti, e non è giusto che il recensore le anticipi.

Un altro esempio di analisi del territorio di tipo geografico lo abbiamo nel momento in cui Varotto interpreta la cartografia d’epoca. La formazione geografica non si smentisce: più che agli elementi egli è interessato alle relazioni fra gli elementi. Ecco quindi che la presenza di estinte aree umide viene dall’autore correlata all’esistenza di mulini a valle delle stesse. (E anche qui non dichiariamo in che modo: le recensioni devono servire a far leggere i libri…)

Non manca un disincantato sguardo al presente. Guidati dalle righe di questo Autore, anche chi con la geografia non ha un rapporto così intenso potrà scoprire sulle attuali carte geografiche riprodotte nel testo, le fasi dello spostamento del centro di Pionca. Un tempo Pionca giaceva all’incrocio fra la Tergola e la strada; ora giace all’incrocio fra due strade, marginalizzando così quel corso d’acqua che un tempo si rivelò centrale per l’economia e la viabilità di questo centro urbano.

Viene da chiedersi: quanti casi di migrazione del centro urbano dal fiume all’incrocio fra strade esistono nel nostro Nordest e in Italia? È una domanda da geografo, il quale parte infatti dal limitato contesto locale per giungere al più ampio orizzonte di cui tale contesto fa parte. E anche all’interno del territorio qui analizzato, il caso di Pionca si scopre non essere l’unico.

Guardiamo dunque con gioia e curiosità la bella fanciulla che chiude il libro. E che assieme a questo libro ci apre nuove frontiere di metodo e di risultato.