Luca D’Onghia

Un’esperienza etimologica veneta: per la storia di “mona”

Padova, Esedra Editrice, 2011, 116 p.

 

Pubblicata sulla rivista “Padova e il suo territorio”

 

Non ci si lasci ingannare dall’apparente futilità dell’argomento: l’Autore è un giovane ricercatore di Storia della lingua italiana presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. E non ci si lasci ingannare neppure dal titolo, fuorviante, in quanto l’”esperienza” proposta di etimologico ha ben poco. L’Autore dimostra infatti, sia pur con toni rispettosi e prudenti ma con argomentazioni ricche e sicure, che la sola pista etimologica proposta da Manlio Cortelazzo relativamente all’origine della parola “mona” va rivista. La parola non sarebbe infatti spiegabile solo su questa base, e per giunta non deriverebbe neppure dal greco μουνί (mounì) con l’accezione di organo sessuale femminile. Si tratterebbe piuttosto di una metafora, sorta sull’accezione animale delle parole “scimmia” e “gatto”. L’Autore dimostra infatti che la parola “mona” intesa come “scimmia” si ritrova in moltissimi testi cinquecenteschi settentrionali, e il “gatto” è indicato con “mona” nei dialetti settentrionali moderni.

Per inciso va ricordata proprio la valenza sessuale attribuita da alcuni studiosi al simbolo della Gatta, che i Padovani contrapposero ai tedeschi durante l’assedio del 1509. L’animale non compare però, in questo contesto, in una forma che riporti all’etimo mounì.

Questo per ciò che riguarda i contenuti del testo. I veri pregi di questo lavoro potrebbero però meglio risiedere nell’ambito della metodologia, più che della ricerca. Lo studio della metafora, infatti, non è più appannaggio della sola linguistica ma delle neuroscienze. La metafora come figura retorica interessa sempre meno, interessando piuttosto come meccanismo d’interpretazione dei testi, e mezzo per lo studio dei processi cognitivi. Ne è esempio il recentissimo testo del vicentino Giuseppe Longo, laureato in filosofia, già ricercatore presso la Harvard University e autore di “Cognizione ed emozione – Processi di interpretazione del testo letterario, dalle neuroscienze cognitive all’educazione motoria” (Pensa Multimedia, 2011), in cui lo studio della metafora riveste un ruolo di primo piano.

Forse il testo di D’Onghia rappresenta, o almeno manifesta, la necessità di disporre di nuovi strumenti di ricerca linguistica. Forse è anch’esso una metafora, rappresentando anche la necessità di giungere ad un nuovo paradigma che superi o almeno integri i paradigmi attuali.