“Capisco il profitto, ma il bilancio di un’azienda non è fatto solo di numeri.” Me lo dice percorrendo la salita delle Sette Chiesette di Monselice, al termine di un’escursione in barca lungo la Riviera Euganea durante la quale ho avuto il piacere di fare da guida ad un bel gruppo di persone. È Stefano Zanetti, responsabile commerciale e co-titolare assieme alla sorella Serenella di Zanetti Moda, nata cinquantun anni fa come laboratorio artigianale famigliare e ormai diventato un’azienda che esporta in buona parte del mondo i propri prodotti: camicie da donna.

Una storia molto veneta se non fosse per un particolare: parlare di “schei” con Stefano Zanetti (cioè di fatturati, vendite, incrementi di produzione) è molto difficile. E sì che è ragioniere, ma i conti preferisce lasciarli fare al commercialista.

Inevitabile, a questo punto, chiedere di visitare l’azienda, situata nel vicentino a Grumolo delle Abbadesse, per la precisione in Via Nazionale 27.

Colpisce il design dell’edificio, tutto linee rette e perpendicolari. Un bel contrasto con il target tutto femminile dell’azienda. Ma una volta entrati si è accolti da una sinuosissima scala elicoidale mozzafiato, vero e proprio omaggio alla bellezza a alla femminilità cui Zanetti Moda dedica i propri prodotti. Ma è il retro, il “capannone”, a riservare la sorpresa maggiore. “Prima che lo rilevassimo era l’archivio di una banca” ci spiega Stefano mostrandoci le strutture che sorreggono il soppalco, decisamente sovrabbondanti per sostenere dei capi d’abbigliamento. E poi ci mostra il sistema di trasporto interno delle migliaia di capi che ci circondano: un complesso di rotaie aeree con tanto di scambi e cremagliera per lo spostamento delle camicie da uno all’altro dei due piani, ideato proprio per Zanetti Moda. Alle rotaie stanno appese le camicie, che vengono mosse a mano tanto quanto gli scambi. Unico motore elettrico, quello della cremagliera, perché diversamente proprio non si poteva fare. Il tutto all’insegna non solo dell’efficienza energetica, ma anche di una spettacolarità fedele alla bellezza insita nei prodotti dell’azienda. Pur trattandosi, si badi bene, di un magazzino.

Il bilancio fatto non solo di numeri lo vediamo ancora meglio nello show room, dove troviamo il marchio Zanetti 1965 affiancato in più occasioni al marchio Progetto Quid, cooperativa sociale che si occupa dell’”inserimento lavorativo di 19 donne con un passato di svantaggio (ragazze madre, donne che escono dalla tratta, donne con invalidità)”, si legge nella brochure che Stefano ci consegna. “Ci avevano chiesto di collaborare facendo avere loro i tessuti che a noi non servono più, ma questa idea della ‘beneficenza’ a me non è mai piaciuta. Così mi sono fatto mostrare cosa facevano coi nostri materiali. Ed è nato il co-branding Zanetti 1965 – Progetto Quid per la nuova collezione di accessori realizzati con tessuti di collezione.”

Non poteva, a questo punto, mancare il capitolo “ambiente”. “Non crediamo sia sufficiente garantire al cliente solo le classiche qualità di un capo d’abbigliamento come l’assenza di perdita di colore o il mantenimento delle misure” ci spiega Stefano. “Riteniamo importantissimo garantire anche la salubrità dei materiali, come l’assenza di sostanze dannose sia per la salute sia per l’ambiente.” E qui la lista sarebbe lunga: coloranti cancerogeni, formaldeide, metalli pesanti rilasciati dagli accessori metallici… Da qui l’adesione dell’azienda ai controlli del marchio By Your Side di Ritex.

Dall’ambiente al territorio, che vuol dire scuola, giovani, idee: “Le idee nuove e fresche le raccogliamo dai giovani. Per questo ospitiamo ogni anno gli studenti in stage del vicinoIstituto Montagna e Istituto Ruzza di Padova, anche con l’impegno a fornire i materiali per supportare l’attività didattica in particolare degli allievi dell’indirizzo Abbigliamento-Moda. E con loro sperimentiamo anche alcuni passaggi di lavorazioni, come la preparazione di cartelle colori o la redazione di materiali di lancio delle nuove collezioni.”